Alberto Burri centenario 1915-2015
Non potevamo tornare a casa senza visitare il museo Burri, presso il Palazzo Albizzini, nella ricorrenza del centenario della nascita e del ventennale della morte. L’edificio ospita il primo nucleo di opere donate dall’artista e
risale alla seconda metà del XV secolo. Ha una superficie totale di
1660 mq. ripartita in tre piani, di cui il primo e il
secondo sono stati adibiti a spazio espositivo e l’ultimo dedicato
agli uffici, alla biblioteca e agli archivi. Burri stesso ha scelto la
sede espositiva e ha selezionato le 130 opere che vi sono
esposte, datate dal 1948 al 1989. Dal 9 Ottobre 2015, cento delle sue opere sono esposte presso il
Solomon Guggenheim Museum di New York. La mostra è la più ampia ed
esauriente mai realizzata negli USA da un museo di arte contemporanea.
Dalle sue opere su tele di sacco strappate e ricucite, che rimandano alla sua
esperienza di medico (il ricordo dei corpi mutilati e feriti, delle
bende piene di sangue), l’artista passa a un’intensa sperimentazione sui
materiali, con preferenza per quelli più comuni, poveri o di origine
industriale. La ricerca segna così varie tappe che distinguono i periodi
della produzione di Burri: dalle lamiere saldate, alle plastiche e ai
legni bruciati (le cosiddette “combustioni”), ai “cretti” ottenuti
facendo essiccare strati di gesso, come accade quando la terra si
prosciuga per l’eccessivo calore.
L’artista costringe la materia ad esprimersi, a organizzarsi in maniera
sempre nuova e imprevista, non perché l’opera debba per forza
rappresentare le idee dell’artista, ma perché la materia stessa è capace
di rivelare da sé lo spazio, la luce, il colore e l’inquietudine della
superficie.
Le opere si contraddistinguono non dal contenuto delle stesse, ma dai materiali e dai colori usati per la loro esecuzione.
Chi é Alberto Burri ?
Alberto Burri nasce a Città di Castello (Perugia) il 12 Marzo 1915.
Si laurea in medicina nel 1940. Quale ufficiale medico è fatto
prigioniero degli alleati in Tunisia nel 1943 e
viene inviato nel campo di Hereford, Texas. Qui comincia a
dipingere. Tornato in Italia nel 1946, si stabilisce a Roma e si dedica
alla pittura.
Dal 1950 assumono rilievo i "Sacchi", fino a predominare nelle
mostre personali che, dopo Roma, si tengono anche in varie città
americane ed europee. Agli inizi degli anni ‘60 si segnalano
in successione ravvicinata, a Parigi, Roma, L’Aquila, Livorno, e
quindi a Houston, Minneapolis, Buffalo, Pasadena, le prime
ricapitolazioni antologiche che, con il nuovo contributo
delle "Plastiche", diverranno vere e proprie retrospettive storiche,
a Darmstadt, Rotterdam, Torino e Parigi (1967-1972). Gli anni ‘70
registrano una progressiva rarefazione dei mezzi
tecnici e formali verso soluzioni monumentali, dai "Cretti", ai
"Cellotex" , mentre si susseguono le retrospettive storiche in Italia e
all’estero. Negli ultimi venti anni della sua carriera
Burri realizza complessi organismi ciclici a struttura "polifonica".
Nel 1978 Alberto Burri istituisce a Città di Castello la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
che prende il nome dal monumentale palazzo che la ospita, le cui
caratteristiche richiamano la sobria architettura rinascimentale
fiorentina. Degli Albizzini si hanno notizie fino dal XIV secolo e i
suoi componenti sono stati protagonisti di rilievo nelle
vicende storiche della città: fu probabilmente un certo Ser Filippo
di Lodovico a commissionare nel 1504 a Raffaello lo Sposalizio della Vergine per la Cappella di San Giuseppe nella
vicina chiesa di San Francesco. Nel 1989 la Fondazione Palazzo Albizzini, per volontà dell’artista, acquisisce gli Ex Seccatoi del Tabacco.
Queste architetture irripetibili,
di insolita grandezza, completamente dipinte di nero all’esterno
sono state trasformate in un’imponente "scultura", sede ideale per i
grandi cicli pittorici e per le sculture in ferro esposte
nello spazio antistante il complesso architettonico.
Alberto Burri muore a Nizza il 13 Febbraio 1995.